venerdì 16 dicembre 2011

Ieri nel tardo pomeriggio, dopo settimane che non lo sentivo, Salvo mi ha scritto.
Non so se sia il karma, il periodo perinatalizio, la sfiga o che, ma pare che tutti i peggio personaggi delle mie storie si siano messi d'accordo per dare il peggio di sé: Umberto che non mi considera, Giovanni me lo sogno, Salvo mi riscrive.
Così è tutto sbagliato, al contrario accidenti.

La scrivania sta sotto alla finestra e la luce anche oggi resta grigia intristisce le dispense ma mi piace così, non ho voglia di accendere la lampada, che tra le altre cose produce un alone luminoso tanto freddo e secco che pare d'entrare in un x-file, non ho voglia di pensarci.

Più di un'ora fa ho salutato Salvo con un "Devo studiare, ciao ciao".
"Bacio" mi ha detto lui.
Sì bravo, vaffanculo ho pensato io perché mi avevi detto che non sarebbe passato un anno intero prima di rivederci e invece altroché.

Ania oggi si è alzata tardi, io anche ma posso fingere che non sia così.
La sento muoversi in cucina.
Che tipo strano lei: è nervosa e aggraziata, femminile, un po' schizzata e non si capisce perché stia chiusa in fissazioni tutte sue delle quali incolpa il mondo senza tuttavia avercela troppo con lui.
- Ania guarda che se oggi tu ti vedi brutta o che, è una percezione tua: in quanto rappresentante del resto del mondo ti assicuro che sei bella come sempre
- Sarà, boh.. ma boh, è che non mi vedo ecco, vado in camera tanto oggi non devo uscire perché non ho tirocinio.
Chissà oggi come si vede.

Questi giorni sono brutti.
Ogni volta che vado giù, per non pensare a come affrontare i pesi che mi affondano, mi fisso con un cazzo di maschio.
Solo per avere una distrazione mentale che distolga dalle ansie vere, per dimenticare come stanno sul serio le cose dietro la copertina di un infinito e patetico romanzetto rosa, per non pensare a quello che mi fa paura forse.
Voglio andare a casa, ho bisogno della mia famiglia.

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